Colpo di pistola è uno brano contenuto in A casa tutti bene, album del 2017 del cantautore calabrese Dario Brunori, in arte Brunori Sas. In questo album Brunori raccoglie le sue “canzoni contro la paura”: da quella, sempre presente, “di scomparire” senza aver vissuto pienamente, fino alla paura di trasformare l’amore in un sentimento contorto, per l’incapacità di accettare un rifiuto. In Colpo di pistola la musica, la melodia e il modo di cantare suggeriscono un senso di tranquillità. Ma ascoltando con attenzione il testo ci rendiamo conto che il brano è, in realtà, la confessione di un femminicida, il suo racconto distorto della realtà, in cui la parola amore è accostata a pugno, pistola, catene.
In questa ballata Brunori sceglie di parlare del tema in un modo non banale e per niente comodo, cioè vestendo i panni dell’assassino. E questo ribaltamento del punto di vista, inizialmente, può disorientare.
Il brano ha sicuramente un “antenato” eccellente: Via Broletto 34, brano scritto da Sergio Endrigo agli inizi degli anni ‘60, ma così moderno nel modo in cui affronta l’argomento (anche qui il protagonista è un uomo sopraffatto dalla gelosia e dal desiderio di possesso della donna amata, che spiega il suo folle gesto come reazione al rifiuto di lei), da potersi considerare, purtroppo, sempre attuale.
Ecco, in questo brano Brunori fa una cosa che è una caratteristica dei buoni scrittori, ossia di quelli che provano a vedere il mondo da un altro punto di vista e immaginare, senza accettare o giustificare, che esistono delle ragioni anche per le azioni peggiori, perché è così facendo che si entra rapporto con gli altri. Provare a guardare la realtà con gli occhi del “mostro”, è questo ciò che disorienta. Perché facendolo nasce spontanea una domanda: ma è davvero così diverso quel “mostro” da noi? Ed ecco che Brunori mette l’ascoltatore di fronte a una paura che è di molti: quella, cioè, di non riuscire ad accettare serenamente il distacco, il rifiuto, l’abbandono delle persone che amiamo. Non è facile indagare l’abisso che ogni persona conserva dentro di sé, non è facile guardare in faccia le proprie paure e non abbassare lo sguardo, ma va fatto per ricordare a noi stessi e al mondo che nessuno può dirsi completamente salvo, che il “mostro” può celarsi dentro ciascuno di noi.
Tiziana Albanese 25 novembre