Sempre presenti. Anche quest’anno le maglie arancioni e nere della Asd Myskellos team bike hanno colorato gli sterrati della Sila. Hanno partecipato infatti alla quinta edizione la Sila epic mountain bike marathon che si è svolta come ogni anno sull’altopiano silano, con partenza e arrivo a Camigliatello. Si tratta di una competizione agonistica e amatoriale, che anche quest’anno ha visto la partecipazione di atleti sia si livello nazionale sia di livello internazionale. La gara si incastra in uno scenario più ampio, infatti è stata la settima tappa del Trofeo dei parchi naturali. Due i
percorsi, quello Epic dedicato agli atleti più preparati, molto più duro, in pratica estremo con i suoi 105 chilometri e 3500 metri di dislivello, e quello più leggero denominato Granfondo di 56 chilometri e 1660 metri di dislivello.
Grandissima la prova del biker crotonese Giuseppe Oliverio che ha concluso l’impegnativo percorso Epic nell’ottimo tempo di otto ore e commenta molto soddisfatto la sua prestazione: “Mi sono allenato duramente insieme ai miei compagni negli ultimi due mesi e non nascondo che a
due chilometri dall’arrivo, dopo tanta sofferenza, ho iniziato a piangere per la gioia”.
Fa affiorare poi il suo pensiero che poi è lo stesso di tutti i membri della Myskellos con il presidente Lino Leto in testa: “Il ciclismo è uno sport che vive di momenti epici, è come un abbraccio, una sorta di grande famiglia e anche un grande baule, al suo interno trovi di tutto. Ci
sono i professionisti, per loro il ciclismo è una passione e un lavoro; poi ci sono gli amatori, con la loro passione, le loro convinzioni, i loro obiettivi e con tanta voglia di emulare le gesta dei
campioni. L’amatore inganna il passare degli anni e con la bicicletta si sente parte di un movimento. Il ciclismo è ormai uno sport senza età, ogni ciclista, a prescindere dal suo valore e dalla sua forza lascia un segno, uno sport che sembra non avere limiti, perché nel corso di una vita in sella, si può raggiungere qualsiasi meta. In pochi riescono a capire ed interpretare i propri limiti.
Si parte con le gambe vuote e si torna a casa dopo quattro ore, solo perché lo si è promesso alla moglie, ma in realtà non si vorrebbe mai scendere dalla sella. È uno sport duro, con condizioni sempre variabili e che portano al limite della sopportazione e mettono a dura prova nervi e
pazienza. Quando c’è il sole fa troppo caldo e quando piove fa troppo freddo. Se c’è il vento non si va avanti e con il fango ci si sporca. Eppure non si riesce a non andare in bici! Quando siamo sulla
bicicletta dobbiamo pedalare e questo è quello che ci piace, ci fa dimenticare i problemi, le preoccupazioni e le oppressioni che la vita ci obbliga ad affrontare”.
Due ruote, uno percorso, sterrato o stradale, tanti compagni e un tumulto di sentimenti, tutto questo scatena la passione per la bicicletta.