Di seguito la nota di Giancarlo Cerrelli ( Lega) sul convegno in programma per lunedì 17 maggio nella Sala consiliare e patrocinato dal Comune “liberi di essere” in occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia. Al primo cittadino di Crotone Cerrelli ricorda che il consiglio comunale ha deliberato contro il Ddl Zan.
“Come ogni anno, dal 2004, si celebra il 17 maggio la Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia.
Il vero fine di tale giornata è, tuttavia, quello di propiziare una sempre più pervasiva propaganda gender nella nostra società.
Tale propaganda serve ad attuare un trasbordo ideologico inavvertito del popolo italiano, cioè far cambiare il nostro modo di pensare, facendoci assimilare a piccoli passi – grazie soprattutto alla risonanza che ne danno gli strumenti di comunicazione – un’antropologia che non ha più alla base la legge scritta nel cuore e resa visibile dal corpo, ma un’antropologia basata sul mero desiderio e sull’assoluta autodeterminazione.
La Giornata contro l’omofobia, che, anche quest’anno, molte amministrazioni pubbliche ed enti stanno organizzando, rigorosamente senza contraddittorio, ha lo scopo di fare pressing per una celere approvazione del ddl Zan.
Anche il Comune di Crotone ha ritenuto di patrocinare improvvidamente, con lo stemma della Città di Crotone, un convegno LGBT, presso la Sala consiliare per la celebrazione della Giornata contro l’omofobia.
Ciò che lascia perplessi, tuttavia, è che tale convegno – patrocinato dal Comune con tanto di stemma della Città di Crotone sulla locandina – preveda la partecipazione di relatori tutti favorevoli all’approvazione del ddl Zan e nessuno contrario.
Sorprende che il Sindaco non abbia preteso, una partecipazione di relatori con visioni plurali, cioè anche di oratori contrari all’approvazione del ddl Zan, visto il vivace dibattito in corso a livello nazionale sul tema.
Riteniamo opportuno sapere: quando, da chi e a chi sono stati richiesti l’uso dello stemma comunale e la concessione della sala consiliare?
Da chi, con quale atto e quando è stato autorizzato tutto ciò?
Appare del tutto inopportuno, comunque, che il Sindaco possa aver avallato questo tipo di convegno, senza tener conto della decisione del Consiglio comunale di Crotone che il 2 dicembre 2020 ha deciso di deliberare contro l’approvazione del ddl Zan. Tutto ciò appare come una vera e propria mancanza di rispetto istituzionale.
È da chiarire opportunamente che le persone omosessuali, come tutte le persone sono da rispettare, ma ciò a cui ci si oppone è il ddl Zan che con la scusa di tutelare gli omosessuali che sono tutelati come tutti, limiterebbe, con pesanti sanzioni penali, la nostra libertà di espressione.
Il ddl Zan non ha come vero fine la tutela degli omosessuali, ma quello di inserire nel nostro ordinamento giuridico un ulteriore e decisivo tassello, con il quale si possa procedere più speditamente a una azione rieducativa del nostro popolo.
Il ddl Zan prevede, infatti, l’attuazione di una militante propaganda gender in tutte le amministrazioni pubbliche, ma soprattutto, nelle scuole, (cfr. art. 7 ddl Zan) con incontri e iniziative utili a rieducare i nostri giovani all’antropologia gender.
Se oggi per l’ingresso del gender nelle scuole, ossia per legittimare gli “insegnamenti” sull’identità di genere, è richiesto l’indispensabile consenso informato dei genitori, con l’entrata in vigore della legge Zan tali insegnamenti finirebbero per non avere più ostacoli, potendo essere impartiti anche contro la volontà dei genitori.
Questi insegnamenti saranno impartiti da associazioni LGBTIQ, cioè da quelle associazioni che fanno parte di quella galassia che considera l’identità sessuale come fluida.
In tali corsi sarà insegnato a studenti minorenni e dunque ancora vulnerabili sul piano emotivo e psicologico, che non è importante e determinante il sesso biologico, cioè la propria realtà biologica, ma è più importante come ci si percepisce e che, dunque, si può scegliere il proprio orientamento sessuale nel catalogo che prevede oltre 58 orientamenti sessuali.
Tale indottrinamento gender ha consentito – nel Regno Unito, in Canada ove sono in vigore leggi anti omofobia, come quella Zan – agli uomini di entrare nei rifugi per la violenza domestica, nelle carceri femminili, negli spogliatoi delle donne e ,così, compiere violenze sessuali e stupri. Mentre alcuni Paesi stanno tornando sui propri passi riguardo all’educazione gender, l’Italia fa il contrario.
I genitori, o i docenti, d’altra parte, se volessero opporsi agli insegnamenti gender incorrerebbero, ai sensi del ddl Zan, in una denuncia per omofobia, così da dover subire un processo che sarebbe la loro vera condanna morale, a prescindere dall’esito del processo.
Dietro a tutto ciò, tuttavia, è pronto un grande business.
Alle associazioni LGBTIQA per ripagarle del loro ruolo, che un tempo era del proletariato, sarà concesso di poter lucrare sui corsi che da loro saranno realizzati nelle scuole e nelle amministrazioni pubbliche.
Il ddl Zan, come anche le leggi contro la violenza sulle donne, o quelle sull’integrazione dei migranti consentono, infatti, a una certa galassia di associazioni, o cooperative, prevalentemente vicine alla sinistra, di guadagnare con i corsi di formazione nelle scuole o nelle amministrazioni pubbliche, ottenendo, tra l’altro, sovvenzioni o finanziamenti da Enti pubblici.
Per tali motivi, riteniamo inopportuno che il Comune di Crotone abbia inteso patrocinare la celebrazione della Giornata contro l’omofobia, che non ha altro fine che propagandare l’approvazione della legge Zan, che vuole imporre a tutti noi – con la minaccia del carcere – una rieducazione gender, pericolosa soprattutto per i nostri giovani.
Il vero fine di tale giornata è, tuttavia, quello di propiziare una sempre più pervasiva propaganda gender nella nostra società.
Tale propaganda serve ad attuare un trasbordo ideologico inavvertito del popolo italiano, cioè far cambiare il nostro modo di pensare, facendoci assimilare a piccoli passi – grazie soprattutto alla risonanza che ne danno gli strumenti di comunicazione – un’antropologia che non ha più alla base la legge scritta nel cuore e resa visibile dal corpo, ma un’antropologia basata sul mero desiderio e sull’assoluta autodeterminazione.
La Giornata contro l’omofobia, che, anche quest’anno, molte amministrazioni pubbliche ed enti stanno organizzando, rigorosamente senza contraddittorio, ha lo scopo di fare pressing per una celere approvazione del ddl Zan.
Anche il Comune di Crotone ha ritenuto di patrocinare improvvidamente, con lo stemma della Città di Crotone, un convegno LGBT, presso la Sala consiliare per la celebrazione della Giornata contro l’omofobia.
Ciò che lascia perplessi, tuttavia, è che tale convegno – patrocinato dal Comune con tanto di stemma della Città di Crotone sulla locandina – preveda la partecipazione di relatori tutti favorevoli all’approvazione del ddl Zan e nessuno contrario.
Sorprende che il Sindaco non abbia preteso, una partecipazione di relatori con visioni plurali, cioè anche di oratori contrari all’approvazione del ddl Zan, visto il vivace dibattito in corso a livello nazionale sul tema.
Riteniamo opportuno sapere: quando, da chi e a chi sono stati richiesti l’uso dello stemma comunale e la concessione della sala consiliare?
Da chi, con quale atto e quando è stato autorizzato tutto ciò?
Appare del tutto inopportuno, comunque, che il Sindaco possa aver avallato questo tipo di convegno, senza tener conto della decisione del Consiglio comunale di Crotone che il 2 dicembre 2020 ha deciso di deliberare contro l’approvazione del ddl Zan. Tutto ciò appare come una vera e propria mancanza di rispetto istituzionale.
È da chiarire opportunamente che le persone omosessuali, come tutte le persone sono da rispettare, ma ciò a cui ci si oppone è il ddl Zan che con la scusa di tutelare gli omosessuali che sono tutelati come tutti, limiterebbe, con pesanti sanzioni penali, la nostra libertà di espressione.
Il ddl Zan non ha come vero fine la tutela degli omosessuali, ma quello di inserire nel nostro ordinamento giuridico un ulteriore e decisivo tassello, con il quale si possa procedere più speditamente a una azione rieducativa del nostro popolo.
Il ddl Zan prevede, infatti, l’attuazione di una militante propaganda gender in tutte le amministrazioni pubbliche, ma soprattutto, nelle scuole, (cfr. art. 7 ddl Zan) con incontri e iniziative utili a rieducare i nostri giovani all’antropologia gender.
Se oggi per l’ingresso del gender nelle scuole, ossia per legittimare gli “insegnamenti” sull’identità di genere, è richiesto l’indispensabile consenso informato dei genitori, con l’entrata in vigore della legge Zan tali insegnamenti finirebbero per non avere più ostacoli, potendo essere impartiti anche contro la volontà dei genitori.
Questi insegnamenti saranno impartiti da associazioni LGBTIQ, cioè da quelle associazioni che fanno parte di quella galassia che considera l’identità sessuale come fluida.
In tali corsi sarà insegnato a studenti minorenni e dunque ancora vulnerabili sul piano emotivo e psicologico, che non è importante e determinante il sesso biologico, cioè la propria realtà biologica, ma è più importante come ci si percepisce e che, dunque, si può scegliere il proprio orientamento sessuale nel catalogo che prevede oltre 58 orientamenti sessuali.
Tale indottrinamento gender ha consentito – nel Regno Unito, in Canada ove sono in vigore leggi anti omofobia, come quella Zan – agli uomini di entrare nei rifugi per la violenza domestica, nelle carceri femminili, negli spogliatoi delle donne e ,così, compiere violenze sessuali e stupri. Mentre alcuni Paesi stanno tornando sui propri passi riguardo all’educazione gender, l’Italia fa il contrario.
I genitori, o i docenti, d’altra parte, se volessero opporsi agli insegnamenti gender incorrerebbero, ai sensi del ddl Zan, in una denuncia per omofobia, così da dover subire un processo che sarebbe la loro vera condanna morale, a prescindere dall’esito del processo.
Dietro a tutto ciò, tuttavia, è pronto un grande business.
Alle associazioni LGBTIQA per ripagarle del loro ruolo, che un tempo era del proletariato, sarà concesso di poter lucrare sui corsi che da loro saranno realizzati nelle scuole e nelle amministrazioni pubbliche.
Il ddl Zan, come anche le leggi contro la violenza sulle donne, o quelle sull’integrazione dei migranti consentono, infatti, a una certa galassia di associazioni, o cooperative, prevalentemente vicine alla sinistra, di guadagnare con i corsi di formazione nelle scuole o nelle amministrazioni pubbliche, ottenendo, tra l’altro, sovvenzioni o finanziamenti da Enti pubblici.
Per tali motivi, riteniamo inopportuno che il Comune di Crotone abbia inteso patrocinare la celebrazione della Giornata contro l’omofobia, che non ha altro fine che propagandare l’approvazione della legge Zan, che vuole imporre a tutti noi – con la minaccia del carcere – una rieducazione gender, pericolosa soprattutto per i nostri giovani.”