“La pandemia Covid-19 sembra essere inarrestabile”. È così che esordisce il Presidente Nazionale Luca Mancuso e prosegue nel dettaglio: “La situazione dei contagi è stabile eppure sembra di essere sull’orlo del precipizio. Fattore rilevante, in questo momento di pandemia, sono le numerosissime varianti. Un caso di contagio su cinque, oramai, è attribuibile alla variante inglese e purtroppo non è la sola presente. Sappiamo bene che vi è la presenza delle varianti africana, brasiliana e quella nigeriana.”
Il Presidente Nazionale FenImprese Luca Mancuso ha avuto l’onore di intervistare il noto virologo Fabrizio Pregliasco e presenti alla diretta, ricca di contenuti risolutivi a dubbi comuni, sono stati l’Ing. Andrea Esposito A.D. di Iprogec srl e il Dr. Luca Pugliese responsabile della Polispecialistica Bios srl. Tante ed interessanti, sono state le domande rivolte al noto virologo Pregliasco.
Il Presidente Nazionale Mancuso ha iniziato la sua intervista chiedendogli qual è la situazione attuale e quindi cosa sta capitando con la diffusione di queste numerosi varianti Covid-19. Il Dr. Fabrizio Pregliasco risponde così: “Ogni argomento ormai che riguarda il Covid-19, ha una grandissima sensibilità mediatica, è presente questa <<Infodemia>> parallela alla pandemia e quindi ogni cosa viene ovviamente messa in evidenzia e un po’ estremizzata.
Nell’ambito dell’evoluzione dei virus è normale che vi siano mutazioni, in particolare dei virus RNA come il virus del morbillo o dell’influenza. Questi virus sono disattenti nella replicazione, hanno un deficit nella riproduzione, a differenza di altri che si riproducono costantemente. Questo loro difetto di riproduzione però diventa per loro un vantaggio perché molte varianti spariscono in quanto meno efficaci, ma altre prendono il sopravvento nel momento in cui c’è un vantaggio. Le varianti, in particolare quelle individuate fra le tante – se andassimo a visionare l’archivio elettronico quelle rilevate sono più di 12.000 ma essendo piccole variazioni, non modificano le caratteristiche del virus – apportano una serie di cambiamenti e mutazioni a livello di alcune sequenze nucleotidiche del genoma. Ciò determinano cambiamenti più sostanziali, morfologici nello spike, il famoso uncino che serve al virus per agganciarsi”.
Il virologo Pregliasco prosegue affermando: “Le varianti prendono piede sempre più come nel <<meccanismo darwiniano del caso e della necessità>>, una variante più efficace lascia indietro l’originale e si diffonde. Alcune di queste hanno una maggiore contagiosità e in più colpiscono in modo un po’ più evidente i bambini, anche se in modalità irrisoria, ma ciò aumenta la platea dei soggetti contagiosi”. L’intervista prosegue facendo riferimento all’importanza dei vaccini, alla loro funzionalità ed efficacia: “Per la variante inglese, i vaccini attuali hanno una capacità neutralizzante adeguata. Qualche dubbio vi è sulle altre varianti, non parliamo di inefficacia, ma di una riduzione di questa”.
Il Dr. Pregliasco prosegue aggiungendo: “Siamo in una fase massiccia. Bisogna fare più in fretta con la campagna vaccini per far sì che si riducano le ulteriori variazioni che potrebbero aggiungersi. Temo che il virus resterà in circolo ancora per un po’, riducendo la sua presenza, ma dovremo fare delle vaccinazioni di richiamo”. È questo ciò che afferma il virologo Pregliasco che ha fornito, inoltre, ulteriori delucidazioni rispetto ad una domanda molto interessante e pertinente posta dall’ Ing. Andrea Esposito, riguardante l’ipotetica vaccinazione obbligatoria in determinati settori lavorativi. Il virologo Fabrizio Pregliasco risponde così: “Noi abbiamo delle vaccinazioni obbligatorie già nell’ambito dell’infanzia. Per quanto riguarda il Covid-19, la scelta sarà eventualmente, prettamente politica”. Il Dr. Pregliasco prosegue andando nel dettaglio: “Ad oggi manca ancora un registro nazionale delle vaccinazioni in generale. Non mi dispiacerebbe, da igienista, questa obbligatorietà perché è il sistema migliore per ottenere risultati sistematici. Magari il passaggio intermedio, può essere proprio quello di utilizzare un passaporto per chi è vaccinato, ma è un qualcosa di prematuro in quanto non vi è ancora una totale disponibilità del vaccino per tutti e questo creerebbe discrepanze”. L’intervista si conclude con quest’affermazione da parte del virologo: “In ambito sanitario, è assurdo, ma vi è una quota di operatori sanitari, colleghi, che non attua la vaccinazione e questo diventa per noi una responsabilità ancora più grande, in quanto dobbiamo essere operativi e garantire sempre la sicurezza dei nostri assistiti”.