In queste ore sta facendo il giro del web e dei social la lettera, il sentito appello, di un medico calabrese, di un malato oncologico calabrese, il dolore, ma non la rassegnazione di un calabrese. Il pellegrinaggio al quale i calabresi, senza distinzione di età, di sesso, di classe sociale di professione sono costretti, per aggrapparsi alla speranza di vivere. I lunghi, e spesso i soli viaggi, che molti calabresi hanno fatto nella loro vita. La distanza interminabile, che ferisce più del male stesso, dalla propria casa, dalla famiglia, da quel sole che solo in Calabria scalda anche nelle lunghe giornate invernali. E poi l’emozione in mezzo alla sofferenza quando si ode quell’intercalare che è casa, quelle voci e quegli occhi che sanno del tuo mare e delle tue montagne.
Ebbene i calabresi non hanno bisogno solo di un commissario, di un bravo, responsabile ed onesto commissario alla Sanità, hanno bisogno di qualcuno che si occupi e si preoccupi della salute dei calabresi, che se ne prenda “cura”!
Di seguito la lettera del dottore Cataldo Perri, medico, malato oncologico, calabrese!
Lettera di un medico malato di cancro al nuovo commissario alla sanità della regione Calabria e pc al Presidente del consiglio Giuseppe Conte e al ministro alla sanità on. Speranza.
Caro commissario, probabilmente in queste ore sarai già stato nominato dal governo centrale per prenderti cura della nostra salute.
So che non è facile dare la propria disponibilità per un incarico così impegnativo ma accetterai per senso etico e responsabilità civica.
Ti scrivo perchè da quelle che saranno le tue scelte future dipenderà la mia serenità, quella della mia famiglia ma soprattutto la vita di tanti pazienti impegnati come me a scippare un giorno in più alla malattia.
Ieri è stato il decimo anniversario della mia operazione per un cancro al pancreas. Malgrado tutto e le continue ricadute mi ritengo un privilegiato. I tuoi predecessori e la malapolitica hanno fatto si che dovessi cercare un medico e un ospedale fuori dalla mia regione, lontano dalla mia terra.
A Bologna per la diagnosi, poi a Verona per farmi infilare un ago in pancia per la biopsia e per essere licenziato da un collega con la prescrizione di una terapia palliativa e una frase secca come una condanna senza appello: “Sarà dura”
Poi finalmente l’intervento all’Humanitas di Rozzano, un centro di eccellenza mondiale per la chirurgia pancreatica.
La cosa che più mi ha sorpreso quando i primi giorni mi muovevo nei corridoi dell’ospedale era la prevalenza dei dialetti meridionali. Un suk mediterraneo senza il vociare allegro di un mercato ma frasi lapidarie e preoccupate in dialetto napoletano, pugliese, siciliano, calabrese.
Ognuno di quei pazienti era stato mandato ad operarsi lontano dalla sua terra da politici disonesti o commissari indegni.
Oltre ai pazienti anche alcuni dei medici che lavoravano lì avevano il nostro accento, come il radiologo di Crotone o la radioterapista di Riace.
Dopo l’intervento le mie vene hanno conosciuto il bacio velenoso delle chemioterapie. Otto cicli di sei mesi l’uno, quarantotto mesi di chemioterapia a Crotone dove c’è un tasso elevatissimo di pazienti oncologici che mettono a dura prova la resistenza psicofisica dei pochi ottimi medici ed operatori sanitari.
In questi dieci anni purtroppo la malattia ha scardinato ancora la porta di casa della mia famiglia colpendo a tradimento i miei affetti più cari. Anche loro curati senza fortuna negli ospedali del nord.
Purtroppo conosco bene quest’universo di dolore anche attraverso il mio lavoro di medico di famiglia svolto per quarant’anni fino allo scorso anno.
Ogni volta che ero costretto a comunicare una diagnosi di cancro ai miei pazienti era una grande sofferenza anche per me. Conoscevo già quali disagi logistico economici avrebbero dovuto affrontare oltre alla malattia.I soldi per pagare un viaggio micidiale in pullman, un anonimo hotel dove poter dormire per tante notti, il mangiare, i soldi per le visite a pagamento, le spese per i viaggi e il soggiorno dei figli emigrati in Germania o in altre città del Nord. Queste voci spesa di tante famiglie del sud che rappresentano ferite profonde sulla nostra carne sono mai state quantificate dai piani di rientro usati per chiudere i nostri ospedali? Avrà risparmiato la regione, ma la Regione non sono soprattutto i cittadini? La loro salute, la loro economia , la loro vita?
La maggior parte dei nostri vecchi non è mai partita per turismo o per divertimento . Gli unici viaggi li hanno fatti emigrando per lavoro, da giovani, o per motivi di salute da anziani.
E’ cosa nota che una buona fetta del bilancio della nostra regione finanzia le aziende sanitarie del nord a causa proprio della cosiddetta migrazione sanitaria. Noi calabresi abbiamo a disposizione tre posti letto ospedalieri ogni mille abitanti invece nelle regioni del centro nord il rapporto è di sei posti letto per mille abitanti. In Calabria abbiamo il privilegio di avere un clima e un ambiente abbastanza salubre e malgrado ciò la vita media di noi calabresi è più breve degli abitanti del centro nord proprio a causa del nostro disastrato sistema sanitario . Lobby politico mafiose, vedi il recente caso Tallini, si sono mangiati i nostri soldi e molte volte le nostre vite facendosi pagare due volte la stessa fattura o acquistando a peso d’oro farmaci confezionati da aziende nelle mani della Ndrangheta. Cliniche private certificavano interventi mai eseguiti per rapinare soldi a tutti i calabresi.
Siamo stanchi di tutto questo, siamo stanchi di essere derubati senza la possibilità di avere garantito cure di qualità, siamo stanchi delle nostre via crucis nelle città del nord alla ricerca di un ospedale. Siamo stanchi di vedere morire i nostri cari sulle ambulanze mentre vengono trasportati sulla statale 106 per raggiungere un ospedale a 40 km di distanza.
Noi chiediamo solo che ci venga assegnato un commissario che oltre a sistemare i bilanci abbia delle linee chiare di politica sanitaria. Non è importante che il governo nomini il nuovo commissario, importanti sono le regole di ingaggio e le linee guida che il governo dovrà dargli. Prima fra tutte il potenziamento della Sanità pubblica, vero presidio di civiltà e democrazia come questa pandemia ci sta insegnando. Recuperando possibilmente da subito i diciotto ospedali zonali chiusi dall’Agenas, una agenzia di tecnici-killer armati dai potentati affaristico politici per eseguire il più orrendo delitto perpetrato contro i calabresi. Cariati è uno di questi ospedali chiuso con la promessa di aprirne uno nuovo a 50 KM di distanza. Sono passati ben 10 anni da allora e per l’ospedale della Sibaritide è la terza volta che si fa la cerimonia della messa in opera della prima pietra. Quante prime pietre saranno festeggiate ancora? Quanti anni ci vorranno per l’ultima pietra? E quante persone moriranno per questo ritardo criminale? Da quando sono stati chiusi gli ospedali zonali è aumentato il numero dei morti per mancanza di cure tempestive, E’ questo il nobile piano di rientro? La salute, la vita non può essere pesata nelle pieghe di un bilancio o da logiche commerciali. In questi anni sono state potenziate solo le cliniche private. Ben venga perchè così aumenta l’offerta sanitaria ma non può accadere a discapito della sanità pubblica. E poi i risultati anche dal punto di vista economico di questo piano di rientro quali sono stati ? Sono solo morte anche economicamente le cittadine che ospitavano gli ospedali, tutto l’indotto che gravitava attorno al lavoro del nosocomio. Anche il turismo balneare sta morendo perché molte volte vengono programmate le vacanze al mare soprattutto in posti che hanno un ospedale. Ecco i risultati del piano di rientro. Chi paga questi danni ? E i soldi guadagnati indebitamente da commissari fantasmi?
Ci vuole una vera poderosa Class Action per fare giustizia di tante condotte criminali.
Caro commissario, ho voluto scriverti per ribadire molte questioni cruciali che probabilmente già conosci e per lanciarti degli spunti di riflessione come quello di mettere mano da subito alle politiche di prevenzione sanitaria e ottimizzando la rete sanitaria territoriale allo sfascio totale. E magari con urgenza riaprire i nostri ospedali chiusi , dove fra l’altro poter effettuare oltre le prestazioni usuali di un ospedale zonale anche la chemioterapia in day hospital sgravando così l’afflusso negli ospedali provinciali. E riducendo i disagi dei pazienti oncologici .Ecco se queste saranno le direttrici che il governo vorrà indicare al nuovo commissario tutti noi calabresi saremo grati a te, al ministro della salute e al Presidente del consiglio. Infine a quest’ultimi chiederei di adoperarsi con urgenza di aprire le iscrizioni a Medicina senza dover passare per le forche caudine del numero chiuso e test assurdi e grotteschi che servono solo ad arricchire le società che organizzano i famigerati corsi per superare i test. E poi facciamo appelli urgenti anche ai medici pensionati per fronteggiare la pandemia.
Ecco caro commissario ci sarà tanto da lavorare ma non sarà così pesante sapendo che asciugando le lacrime di un malato avrai asciugato le lacrime dell’umanità intera .
Ti giunga un saluto affettuoso e un caldo augurio di buon lavoro da me e da tutti gli ammalati che grazie al tuo operato , magari fra qualche anno, non dovranno più emigrare. Perchè abbiamo la dignità e gli stessi doveri e diritti di tutti gli altri italiani.
Un cordiale saluto, grazie per aver accettato l’incarico e auguri a noi tutti.
Dr Cataldo Perri (medico di medicina generale in pensione)