I numeri, non tradiscono, non lasciano spazio ad interpretazione…
Non ne sono così sicura!
Non ne sono sicura nella misura in cui i numeri sono un elenco di persone, e le persone non possono esaurirsi ed esprimersi in un numero.
Oltre cinquecento, meno di mille, labile così la portata, ma se invece la persona, da sola o con altre, diviene il centro, ed allora forse la prospettiva cambia…
La persona?
Ed allora vita, sentimenti, aspirazioni, delusioni, la persona non è distante da noi, i numeri invece sì, sono un tratto nero su un foglio bianco che pochi leggono.
I dipendenti dell’Abramo sono numeri o persone?
Si è provato fino ad oggi a farne numeri, in un elenco, in un bilancio, in atti amministrativi, eppure no, sono persone!
Ed allora abbiamo dinnanzi uomini e donne, mariti, mogli, madri, padri, fratelli e sorelle, occhi che cercano di rassicurare i familiari, parole che cercano di comprendere, notti insonni cercando di capire come fare, come il giorno dopo affrontare le domande di figli, come rispondere e cosa rispondere alla banca, perché queste persone lavorano, perché sono state educate al lavoro, figli e figlie probabilmente della classe operaia crotonese, che i figli li ha fatti studiare, e che ai figli ha dato amore e dignità, e quest’ultime non possono prescindere dal lavoro!
Magari non il lavoro dei tuoi sogni, quello per il quale hai studiato, ma quel lavoro che ti consente di camminare a testa alta, di pagare le bollette, di non essere un “malu pagaturu”, per queste persone non “lusso e petitto”, ma lavoro!
Ecco l’educazione al lavoro è così forte da farli, ancora oggi, giorno dopo giorno, essere lì, presenti!
Le persone lo fanno.
Chi ha nel DNA la dignità lo fa, ma i numeri sono numeri, i lavoratori dell’Abramo, i lavoratori non lo saranno mai, ma i conti prima o poi saranno tutti chiamati a farli…e a quel punto le somme dovranno essere tirate!!