Negli ultimi giorni sono state diffuse diverse note stampa che riguardano la situazione interna del Partito Democratico crotonese. Solitamente preferisco evitare di intervenire su futili polemiche a mezzo stampa (lo farò ora e non risponderò ad ulteriori provocazioni) perché credo possano minare, non solo il lavoro della classe dirigente, ma, soprattutto, mettere a disagio l’intera comunità democratica che ha deciso, con uno sforzo unitario, di ripartire dopo anni di commissariamento. In questo caso, però, ritengo sia il caso di intervenire per fare alcune precisazioni sulla questione.
Si sta alzando un grande polverone con l’unico scopo di danneggiare l’immagine del PD e dei suoi tesserati crotonesi. L’obiettivo è screditare l’operato di una federazione che, in pochi mesi, ha riattivato 14 circoli provinciali dopo anni di assenza sui territori per seguire i soliti personalismi di una sparuta minoranza che rappresenta solo ed esclusivamente sé stessa.
In quattro mesi di lavoro abbiamo riaperto una discussione dal basso, con i circoli, a cui queste persone non hanno deciso di partecipare. E, intendo precisare, che tale polemica non arriva da tutto quel movimento definito “30%”, con il quale ho interloquito e sempre interloquirò, ma da una sparuta minoranza il cui unico vanto è stato quello di portare il PD di Crotone al 9% nelle loro ultime performance.
In quattro mesi abbiamo riaperto un partito che poche persone, non il 30%, avevano portato all’irrilevanza introducendo discussioni che hanno riportato il nostro partito ad occuparci delle questioni che riguardo il sud e la nostra provincia in particolare, senza soffermarci su chi doveva rappresentare quelle istanze perché abbiamo iniziato a fidarci gli uni degli altri.
In questo periodo abbiamo dato parola a tutti confrontandoci con modestia e rispetto su tutte le opinioni, ma purtroppo una piccola parte del partito ha preferito non partecipare aspettando il momento più delicato per far vacillare un processo nuovo e progressista con lo scopo di seguire i propri interessi personalistici e di corrente.
La nuova Federazione di Crotone decide ascoltando i segretari delle sezioni e i sindaci (quelli che intendono discutere e non imporre decisioni); non segue le vecchie logiche di privilegio. La verità è che oggi le decisioni non si prendono nei bar, in convivi composti da pochi “eletti”, ma nelle nostre sezioni dove c’è un dialogo vero tra tutti quelli che vogliono partecipare decidendo, come in tutti le forze politiche, a maggioranza laddove non si trova l’unanimità.
Quello del confronto è lo stesso metodo che abbiamo utilizzando per scegliere una rosa di nomi che meglio rappresentino il nostro territorio. Lo abbiamo fatto in circa 48 ore (questi erano i tempi richiesti) insieme a 6 sindaci, 14 segretari di circolo, 10/13 della segretaria provinciale e tutti i dirigenti più esposti (anche tra quelli che si auto definisco 30%.) oltre che in una riunione del circolo del capoluogo allargata a tutti i dirigenti provinciali residenti in città. Da qui è nata una lista di nomi, scelti quasi tutti all’unanimità, che sono stati consegnati al segretario regionale Nicola Irto (Mi chiedo come siano state decise le candidature del nostro collegio nel 2018, alle regionali del 2020, e alla sciagurata vicenda delle comunali 2020).
Ora i nomi sono a Roma nelle mani del segretario Irto e della segreteria nazionale guidata da Enrico Letta, sicuri che saranno scelte persone che vivono il territorio e ne conoscono i problemi che noi stiamo trattando da quattro mesi: statale 106, di aeroporto, di ferrovia ionica, di sanità, di acqua e di rifiuti. Problemi che abbiamo cercato di rendere di dominio pubblico in un territorio dove la viabilità è compromessa da una statale mortale e da un aeroporto e una rete ferroviaria fatiscenti, da una crisi idrica che danneggia i residenti e fa scappare i turisti, da una sanità che non riesce a spendere i fondi che le sono stati assegnati, da una politica dei rifiuti che aumenta i prezzi delle tasse consentendo i cumuli ai bordi delle strade.
interi centri abitati che soffrono la carenza idrica in piena stagione estiva con i villaggi pieni di clienti che stanno abbandonando le loro camere per ritornare a casa, con un relativo danno d’immagine inestimabile, abbiamo città dove i cumuli dei rifiuti vengono incendiati perché non funziona da mesi il servizio ingombranti e contemporaneamente le tasse sui servizi pubblici continua ad aumentare.
Non c’è spazio per personalismi, il Pd sta costruendo una visione del territorio ed ha bisogno di tutti. Serve un coinvolgimento ampio che faccia vedere un progetto che includa tutti e dove tutti si sentono responsabili e fautori del proprio destino. Non siamo più disposti ad essere comparse in una sceneggiatura studiata a tavolino per proporre avanzamenti di carriera politica personali di qualcuno.
Ringrazio i tanti tesserati che in questi giorni mi hanno chiesto di non piegare la testa ai soliti e di guardare alle piccole comunità della nostra provincia dimostrando piena fiducia nella figura del segretario regionale che ha già dimostrato di tutelare gli interessi dei calabresi in tempi non sospetti.
Sono loro la vera anima della comunità democratica, lo sono ora, lo saranno sempre.