Sentenza di primo grado del processo Malapianta-Infectio legata a due operazioni condotte su input della Dda di Catanzaro che tra maggio e dicembre 2019 che hanno colpito le cosche di Ndrangheta del Crotonese e in particolare il loro potere di minare con estorsioni, la libera concorrenza nella esecuzione di lavori edilizi ma anche il loro controllo sul mercato della droga. Queste le condanne inflitte dal collegio composto dal presidente Massimo Forciniti e dai giudici Alfonso Scibona ed Elisa Marchetto.
Diciannove condanne e 9 assoluzioni con un totale di oltre 143 anni di carcere. Si chiude così il primo grado di giudizio del procedimento penale scaturito dall’inchiesta istruita dalla Dda di Catanzaro denominata Infectio-Malapianta contro le cosche di Cutro, Mannolo-Zoffreo-Falcone-Trapasso, e le sue ramificazioni in Umbria. Questo pomeriggio il Tribunale di Crotone ha emesso sentenza nei confronti dei 28 imputati che hanno scelto di essere giudicati con rito ordinario.
Trenta gli anni di carcere per Alfonso Mannolo, capo indiscusso dell’articolazione mafiosa del locale di San Leonardo di Cutro, accusato di esser colui che gestiva le strategie estorsive attuate nei confronti degli imprenditori Notarianni, gestori del villaggio “Porto Kaleo”, Maresca, gestori del “serenè Village, e dell’imprenditore veneto Stefano De Gaspari.
Le cosche “Mannolo-Trapasso-Zoffreo-Falcone” inserite nel più ampio contesto criminale capeggiato dalla famiglia Grande Aracri: controllo delle attività economiche.
Gli imputati sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, usura, riciclaggio, minacce, violenza privata, traffico di stupefacenti.