La Direzione investigativa antimafia ha eseguito un provvedimento di confisca, emesso dalla Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Bologna, nei confronti di Francesco Falbo, originario di Cutro, in provincia di Crotone, ma residente a Sorbolo, in provincia di Parma, coinvolto nell’operazione ‘Aemilia’ e ritenuto imprenditore di collegamento tra l’organizzazione di matrice ‘ndranghetista radicata in Emilia e l’economia del territorio.
La confisca, dettaglia la Dia, “ha interessato 19 immobili, tra fabbricati e terreni situati in Emilia-Romagna, Lombardia e Calabria, cinque società di capitali e cinque autoveicoli, oltre a svariati rapporti bancari, per un valore stimato in oltre 10 milioni di euro“.
Falbo, ricordano gli investigatori, è coinvolto nel cosiddetto ‘Affare Sorbolo’, “imponente operazione di lottizzazione immobiliare dal valore di oltre 20 milioni di euro, con la quale veniva riciclato denaro della cosca Grande Aracri e che ha visto partecipi esponenti di spicco del sodalizio criminale radicato nel territorio emiliano, come Giuseppe Giglio, Giuseppe Pallone, Salvatore Cappa, Romolo Villirillo e Donato Agostino Clausi, tutti già condannati con sentenza passata in giudicato”. Per quella vicenda Falbo, proprietario dei terreni che, passando da agricoli a edificabili, avevano reso possibile l’operazione immobiliare di cui egli stesso era stato l’ideatore, è stato rinviato a giudizio per reimpiego di capitali illeciti con l’aggravante mafiosa.
Il Tribunale di Bologna, condividendo le argomentazioni degli investigatori della Dia e della Direzione distrettuale antimafia, ha “ritenuto sussistente la sproporzione tra redditi dichiarati e i beni nella disponibilità di Falbo, inquadrandolo come ‘soggetto indiziato di appartenere all’associazione ‘ndranghetista operante in Emila-Romagna, quantomeno a partire dal 2003′”.
All’uomo è stata inoltre applicata, concludono dalla Dia, la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con divieto di soggiorno nel Comune di residenza per cinque anni.