Il reddito di cittadinanza è stato introdotto circa un anno e dieci mesi fa. Ma cos’è realmente e qual è il fine ultimo per cui è stato introdotto? Ormai tutti sappiamo che consiste in un sussidio temporaneo da parte dello Stato, erogato con carta prepagata, mediante il quale si possono acquistare beni e servizi di prima necessità. I beneficiari del sussidio, devono svolgere obbligatoriamente, per il proprio comune, attività di formazione, di riqualificazione e di ricerca attiva del lavoro. Si deduce che il fine ultimo di questo stesso, sarebbe dovuto essere proprio la reintroduzione e il ricollocamento del cittadino nel mondo del lavoro grazie al supporto dei navigator e dei Centri per l’impiego.
Ma in realtà, cos’è accaduto? Cosa non ha funzionato? Il reddito di cittadinanza, inoltre è stato pensato anche per contrastare la povertà, ma tali ambizioni non sono stati mai raggiunti.
Luca Mancuso, Presidente Nazionale FenImprese, si esprime così: “Abbiamo la necessità << del lavoro di cittadinanza>>, non del reddito, aiutiamo le imprese e il mondo del lavoro”. Affermazione critica su quella che è la reale situazione in cui dilaga, ormai da tempo e maggiormente in era Covid-19 e post pandemico, il nostro Paese: “Possiamo dire chiaramente che tale misura è stato un vero e proprio fallimento. La pandemia Covid-19 ha alimentato ancor di più l’emorragia occupazionale del nostro Paese, già vasta antecedentemente. Sono i dati a parlare. Circa 220 mila offerte di lavoro e opportunità formative fornite dai navigator a fronte di circa 1,23 milioni di maggiorenni tenuti a rispettare il Patto per il Lavoro firmato con i Centri per l’impiego, in quanto non tutti i beneficiari sono impiegabili”. Luca Mancuso prosegue, aggiungendo: “Sono stati previsti sussidi per le famiglie in difficoltà economica, per chi ha perso il lavoro ad un’età importante, ma non sono stati previsti sussidi, in modo più assoluto per gli imprenditori che invece sono stati <<costretti>> alla chiusura. In questo modo hanno sofferto ancor di più le nostre aziende, il nostro tessuto imprenditoriale logorando ancor di più l’economia del nostro Pese. Non deve essere questo il modus vivendi a cui dobbiamo <<abituarci>>”.
Il Presidente Mancuso conclude affermando: “In era pandemica lo sfruttamento del lavoro è aumentato. Persone senza una stabile occupazione ed in condizioni di precarietà, sono state spinte a dover accettare prestazioni lavorative prive delle adeguate garanzie. Questo non è assolutamente accettabile. Lo Stato e gli enti competenti, dovrebbero ricordare che il lavoro è un diritto inalienabile di ogni essere umano, sancito dall’Art. 4 della nostra Costituzione, tale per cui deve sussistere un salario equo a quelle che sono realmente le mansioni e le attività svolte dal lavoratore”.