Sono 24 le misure cautelari, 15 in carcere e 9 ai domiciliari, eseguite questa mattina nell’ambito dell’operazione “Ikaros” condotta dalla Polizia di Crotone, con il coordinamento della Procura, e che ha portato allo smantellamento di due organizzazioni dedite alla commissione di una serie di reati finalizzati a favorire la permanenza illecita, sul territorio italiano ed europeo, di richiedenti asilo. I reati contestati sono, a vario titolo, associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, falsità ideologica, traffico d’influenze illecite e corruzione.
Tra le persone coinvolte cinque avvocati del foro di Crotone, due agenti di polizia in servizio nell’ ufficio immigrazione della Questura di Crotone, un agente della polizia locale, un dipendente della Prefettura di Crotone in servizio nella commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale.
I nomi dei destinatari delle misure cautelari:
Alfonso Bennardis
Ur Rehman Atta
Intzar Ahmed
Rachida Lebkhachi
Khasro Abdulhameed Mohammed
Makwan Karim
Salvatore Andrea Falcone
Irene Trocino
Sergio Trolio
Gianluca Malena
Gabriella Panucci
Rocco Meo
Salvatore Panciotto
Gennaro Mazza
L’indagine:
I due sodalizi, con ramificazioni in Italia e all’estero, si premuravano di predisporre documentazione con la quale si attestavano residenze fittizie e false assunzioni nei confronti di stranieri richiedenti asilo, per lo più curdo-iracheni, che avevano interesse ad ottenere protezione internazionale non perché ce ne fosse reale necessità, ma per ottenere un permesso di soggiorno che garantisse loro piena libertà di movimento in Italia e Europa. Per raggiungere l’obiettivo i richiedenti asilo erano disposti a pagare somme di denaro.
Promotori delle due associazioni erano stranieri residenti nel Crotonese, in contatto con connazionali stanziati per lo più in Iraq, che fungevano da intermediari con gli avvocati compiacenti cui spettava il compito di predisporre la falsa documentazione e attestazioni sulla falsa presenza in Italia dei richiedenti asilo per conto dei quali presentavano le richieste di protezione internazionale soprattutto alle questure di Crotone e Catanzaro. A quel punto il richiedente asilo giungeva dall’Iraq in aereo con regolare visto turistico e una volta ottenuto il permesso di soggiorno tornava in quel paese dal quale asseriva di voler essere protetto. I complici italiani si sarebbero prestati a fronte di somme di denaro e regalie.
In particolare, nel corso dell’indagine, sono emerse due distinte associazioni aventi ramificazioni sul territorio nazionale e all’estero specializzate nelle predisposizione di documentazione falsa attestante residenze fittizie e false assunzioni nei confronti di soggetti richiedenti asilo, per lo più di nazionalità curdo irachena, interessati a ottenere il riconoscimento di una forma di protezione internazionale, non in quanto bisognosi di essere salvaguardati dal loro stato di origine, bensì solo per ottenere un titolo di soggiorno che garantisse loro la libertà di movimento sul territorio italiano ed europeo. A fronte di tali prestazioni i richiedenti asilo erano disposti a pagare delle somme di denaro. Promotori e partecipi delle due associazioni erano soggetti stranieri residenti o dimoranti nel crotonese e nelle province limitrofe, avvocati compiacenti, mediatori culturali e poliziotti in servizio presso la Questura – Ufficio Immigrazione – nonché un dipendente della Prefettura in servizio presso la Commissione Territoriale per il Riconoscimento della Protezione Internazionale e un appartenente alla Polizia Locale di Crotone. I membri dell’associazione stranieri e i mediatori, in contatto con loro connazionali stanziati in Iraq o all’estero, fungevano da intermediari e procacciatori per i legali compiacenti i quali predisponevano documentazione falsa o attestazioni fasulle circa la presenza sul territorio nazionale del richiedente asilo per conto del quale avanzavano la richiesta soprattutto presso le Questure di Crotone, Catanzaro.
Una volta avviata la pratica il richiedente, che si trovava in Iraq, veniva avvisato della fissazione dei vari appuntamenti previsti dalla procedura ossia fotosegnalamento, audizione della Commissione Territoriale e, infine, ritiro del permesso di soggiorno, in occasione dei quali giungeva in Italia tramite aereo munito di regolare visto turistico, per poi ripartire facendo rientro nel paese da cui chiedeva di essere protetto. Nel corso dell’indagine si accertava, inoltre, il ruolo ricoperto dai vari pubblici ufficiali i quali o erano consapevoli della strumentalità delle richieste, ma comunque si prestavano ad assecondare il sistema illecito oppure, in alcuni casi, a fronte di somme di denaro e/o regalie, acceleravano le pratiche per i richiedenti o, in altri, attestavano falsamente le residenze degli stranieri. A fronte della copiosa raccolta di prove e indizi veniva, pertanto, chiesta l’adozione di misure cautelari nei confronti dei membri di tali sodalizi criminali che veniva accolta dal Giudice per le Indagini Preliminari, dott.ssa Romina RIZZO, la quale disponeva la misura del carcere per n.15 soggetti e degli arresti domiciliari per i restanti n.9 soggetti. Complessivamente sono state segnalate alla Procura n.90 indagati. All’esecuzione delle misure accompagnate da diverse perquisizioni presso i vari studi legali, stanno partecipando dalle prime ore dell’alba il personale della Squadra Mobile di Crotone, con il supporto della Squadra Mobile di Bolzano, Catanzaro, Forlì, Lecce,Roma, Terni, Vibo Valentia nonché del Reparto Prevenzione crimine di Siderno e Vibo Valentia e del Compartimento di Polizia Postale e delle Comunicazioni e del Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica di Reggio Calabria.