Di seguito la nota a firma del presidente dell’associazione #IoResto Giovanni Pitingolo e di Fabio Carbone docente e ricercatore Coventry University (UK).

“Una proposta innovativa a livello nazionale, di partenariato tra Università, Società Civile e Istituzioni, per la promozione dello sviluppo umano, soprattutto rivolta ai giovani, e per promuovere processi virtuosi di crescita socioeconomica e culturale.
Questo è ciò che l’associazione #IoResto propone di implementare a Crotone, in una lettera al Magnifico Rettore dell’Università della Calabria. Una lettera scritta “a due mani” dal Presidente dell’associazione l’Università di Coventry, sottoscritta dall’Ufficio Diocesano per la Pastorale Sociale e del Lavoro Arcidiocesi di Crotone – Santa Severina e da molte altre associazioni di Crotone.
In particolare, con la missiva si formalizza una richiesta di incontro tra la società civile crotonese e il Rettore dell’UNICAL, per discutere sulla possibilità di considerare Crotone quale Polo dell’Università della Calabria dove attivare corsi legati alle specificità del territorio, e basati sul suddetto modello innovativo di riferimento (una gestione condivisa Università/Società Civile/Istituzioni) già operativo presso la Civic University di Newcastle, precursore di tale modello.
La società civile crotonese si fa dunque non solo promotrice di un modello di sviluppo basato sulla cultura, quindi legato inevitabilmente alla presenza dell’Università sul territorio, ma si assume la responsabilità del
ruolo di struttura di interfaccia tra Università e Istituzioni Locali.
I modelli tradizionali di gestione del territorio sono ormai obsoleti in un mondo in forte, costante, talvolta drammatica evoluzione sociale. In questo contesto, è tempo che il modello bidirezionale di relazioni tra
Istituzioni locali e Università, in cui la società civile e i fruitori stessi dei servizi universitari – gli studenti e le loro famiglie in primis – sono meri utenti e “spettatori” di decisioni altrui, venga sostituito da un nuovo
modello, più ambizioso e coraggioso, caratterizzato dall’interazione e cooperazione tra Istituzioni, Università e Società Civile.
Oggi, più che mai è necessario puntare sull’azione e sul ruolo delle forze sociali, dell’associazionismo, del volontariato e dei tanti soggetti che popolano e arricchiscono il territorio crotonese. L’Università stessa, da
questo rapporto partecipato, trae nuova energia e moltiplica i suoi impatti sul territorio, facendosi base su cui costruire, articolare e realizzare i grandi processi di sviluppo della comunità locale.
La lettera scritta ed inviata al Rettore dell’Università della Calabria, dunque, non contiene appena una proposta, ma la forza e il coraggio della società civile crotonese di proporre un progetto che è innovativo a
livello nazionale, e che abbraccia, da un lato, la necessità immediata di innescare processi di empowerment per i giovani crotonesi, vedendo in loro i futuri leader che opereranno per lo sviluppo della propria comunità e territorio, dall’altra la possibilità di sperimentare una via di sviluppo e internazionalizzazione del territorio sulla quale molti sono scettici, ma che evidenze concrete dimostrano essere possibile: quella dello sviluppo basato sulla cultura. L’Università non solo come strumento di crescita per i giovani locali, ma anche come porta (e porto) per la comunità studentesca e accademica del mondo intero, che avrà non solo il privilegio di studiare laddove Pitagora stesso ha insegnato, ma anche l’opportunità di avviare percorsi accademici in luoghi unici al mondo (pensiamo ai calanchi, per la geologia, all’area marina protetta, per la biologia, etc).
L’Università a Crotone non è solo un buon proposito, ma una chiave di lettura del destino della città e della sua comunità, presente e futura. E – diciamolo senza timori – la possibilità concreta di dare ai nostri figli gli
strumenti per poter creare il proprio futuro, per fare in modo che i nostri figli possano decidere di RESTARE e continuare, con gli strumenti tecnico scientifici acquisiti in loco, a migliorare il territorio e la vita dei propri
concittadini, a continuare a “cambiare la città, per non cambiare città”.