” Chi è in preda al rumore interiore è sempre destinato a ignorare la vera essenza del fenomeno”.
“Il bisogno di pensare” di Vito Mancuso non solo esplica un bisogno interiore, un’esigenza, ma anche una condizione indispensabile per comprendere l’altro, per agire con responsabilità .
Il bisogno di pensare..ma anche il “bisogno di non pensare”, Vito Mancuso scrive: “ Non c’è solo il bisogno di pensare, c’è anche, non meno reale, il bisogno di non pensare”.
Tutti almeno qualche volta abbiamo provato l’esigenza di sgomberare la mente, di fermarla, di metterla a tacere.
Un desiderio di spensieratezza che implica il fatto che il pensiero pervade ed invade la mente divenendo fonte di inquietudine, e in questo senso Vito Mancuso scrive del pensiero-rumore, una produzione ininterrotta di rumore, un continui ed insoddisfatto rimuginare, che forse dovrebbe chiamarsi “pensieri” e non pensiero.
Distinzione essenziale, perché i pensieri sono intesi come fastidi, preoccupazioni, ansie, paure,
Il bisogno di pensare rimanda al primato della parola e alla mente che pensa, il bisogno di non pensare, spiega Mancuso, rimanda al primato del silenzio.
“Il silenzio degli esseri umani è un’opzione della libertà, e per questo non è mai senza il verbo, anzitutto il verbo fare, ma poi anche altri verbi come rispettare, sentire, ascoltare, contemplare,imporre.”
La tesi sul silenzio quale ascolto teso a servire la logica originaria della comunicazione-relazione a cui l’autore dedica l’ultima parte del libro diviene riflessione, scoperta e integra e rafforza l’analisi sul pensiero.
Probabilmente dopo la parte dedicata al sentimento dell’amore, alla ragione ed alla disposizione dell’animo e della mente al pensiero, l’analisi del silenzio racchiude il senso e l’ispirazione stessa che spinge e dovrebbe spingere alla lettura del saggio.
“Il silenzio – scrive Mancuso – è la disposizione della mente da parte di chi intende servire la logica originaria della comunicazione, il rumore è la disposizione contraria di chi o non è in grado di servire una realtà più grande per la fragilità del suo ego avvolto da paure e superficialità, oppure non intende farlo perché vede e vuole solo se stesso”.